L'antichità - Le navi a vele solari



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Fin dal 16mo secolo gli ingegneri Bajoriani sognavano di poter volare tra le stelle. In questo periodo della loro esistenza i Bajoriani erano privi di ogni conoscenza riguardo alla velocità warp e alle tecnologie ad essa connesse. Essi iniziarono a studiare e costruire piccoli vascelli equipaggiati con vele solari, che avrebbero dovuto afferrare il vento delle stelle usandone l'impulso per muoversi in avanti. Così 800 anni fa, mentre gli umani ancora navigavano sugli oceani, gli antichi Bajoriani cominciarono ad esplorare il loro sistema solare e raggiunsero altri pianeti, fra i quali Cardassia.
I Cardassiani hanno però sempre negato questo antico contatto, riducendo la grande scoperta dei Bajoriani ad una semplice leggenda. Essi naturalmente affermano questo perchè non sopportano che i Bajoriani abbiano compiuto un volo interstellare prima di loro. Quando però Benjamin Sisko raggiunse Cardassia a bordo di uno di questi vascelli (costruito da lui stesso basandosi su un antico progetto preso alla Biblioteca Bajoriana di Capitol City nel 2371), essi non poterono far altro che ammettere la verità, rivelando che avevano appena trovato resti di una di queste navi sul loro pianeta.




Anche secondo gli standard della Flotta Stellare, le navi solari erano troppo fragili e inadatte allo spazio e ai viaggi stellari, per la loro lentezza, perché le vele sarebbero state distrutte dalle tempeste di ioni, perché prive di replicatori e di scorte di ossigeno, impossibili da imbarcare a causa dello spazio ristretto all'interno dello scafo.
Le navi a vele solari ricordano nella forma un grande insetto con le ali. In effetti queste esotiche imbarcazioni hanno più dell'artistico che dello scientifico. Esse, totalmente prive di sistemi a impulso o warp, sono composte da due parti principali: lo scafo e le vele. Queste ultime, cinque in tutto (di cui due perpendicolari rispetto allo scafo, due parallele e una centrale) sono costruite con legname sagomato grazie ad una sega a sciabola, e rivestite di un materiale resistente di colore marrone che alla vista sembra tela. Le loro dimensioni sono enormi e coprono una superficie molto grande in rapporto alla massa dell'intero scafo, e quando si aprono ricordano lo spiegarsi della ali di una farfalla. Esse, come abbiamo detto, utilizzano la pressione della luce per sospingere la nave, lo stesso principio usato dalle barche a vela che sfruttano il vento.
L'interno dello scafo è molto ristretto e votato all'utilità, proprio allo scopo di contenere la massa dello scafo, ma allo stesso tempo decisamente artistico: le pareti sono intarsiate, gli oblò sono la raffigurazione di un Sacro Cristallo, il pannello delle luci molto decorativo. Ci sono poi gli strumenti di navigazione, gli argani che servono a spiegare e orientare le grandi vele di maestra e le darchie e i freni che servono per bloccarle nella posizione desiderata. Non esistono cuccette fisse per dormire, ma amache che vanno srotolate al momento opportuno. Una particolarità sono le barre che corrono all'interno di tutto lo scafo. Gli antichi Bajoriani, infatti, viaggiavano in assenza di gravità (anche se Sisko, nella sua perfetta riproduzione, ha dotato il vascello di una moderna rete di gravità).




Il movimento della nave, inizialmente molto lento perchè a velocità sub-luce, aumenta leggermente quando il vento solare investe le vele ed è accompagnato dall'assenza totale di rumori e ronzii di motori.
Come ha potuto quindi questo vascello muoversi a velocità curvatura? Semplicemente incontrando, all'interno della Cintura di Denorios, un mulinello di tachioni, cioè una corrente interstellare di particelle tachioniche. I tachioni, infatti, sono più veloci della luce e se colpiscono le vele l'impatto causa un aumento di velocità che fa accelerare la nave fino alla velocità warp.
Non si conosce con esattezza quante di queste navi furono costruite, ma è certo che relitti di alcune di queste vennero rinvenuti su diversi pianeti nel sistema Bajoriano e in quelli adiacenti.



Fonti: episodio di DS9: Explorers.