Il Tibet come modello di Bajor - un articolo di Eider G. McDuck


Andando a cercare un modello reale sul quale si possa essere basata l'ideazione del popolo Bajoriano, sorge spontaneo il paragone con i popoli oppressi; i Bajoriani sono infatti nati come espressione di tutte le etnia “calpestate” per qualsivoglia motivo, ed è logico trovarvi elementi che possano ricollegarsi a questo od a quel popolo, ma la parte maggiore nell'orchestrazione pare essere calcata sui Tibetani, in quanto sono, assieme ad Irlandesi ed Ebrei, il popolo la cui questione è più attuale; è bene anche tenere presenti alcuni altri fattori: in America il Buddhismo in tutte le sue forme sta prendendo sempre più piede, mentre la situazione degli Israeliti e/o degli Irlandesi è una cosa scontata, nel senso che agli occhi dell'élite non ha più il fascino della novità: molti si limitano a dire “oh, porelli!”, e con questo si mettono l'anima in pace; e non scordiamoci della massiccia pubblicità fatta da Richard Gere a Sua Santità Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama.
Le assimilazioni tra Tibetani e Bajoriani sono molteplici, vediamole un po' più nel dettaglio.

Culto dei Profeti
La maggior parte dei Bajoriani pratica una meditazione personale quotidiana davanti a piccoli altarini nelle loro case. Altrettanto per i Buddhisti: il Nobile Ottuplice Sentiero, che è la spiegazione del mezzo per troncare il ciclo delle rinascite, si basa sulle seguenti divisioni:
1. Retta Comprensione,
2. Retto Pensiero,
3. Retta Parola,
4. Retta Azione,
5. Retta Condotta di Vita,
6. Retto Sforzo,
7. Retta Consapevolezza,
8. Retta Concentrazione.
E' proprio la Retta Consepevolezza che è la pratica della meditazione quotidiana, e che assieme al Retto Sforzo ed alla retta Concentrazione forma la Disciplina Mentale.

Preghiere
Alcune silenziose, come il rituale di nutrimento, altre parlate, come quella che si rivolge ai Profeti in tempo di bisogno. In molte cerimonie religiose, la frase breve è ripetuta per un certo periodo di tempo. Stessa cosa, solo la frase breve si chiama mantra (dal sanscrito man, mente, e tra, liberare). Il mantra, associato ad una divinità di meditazione, può essere composto da un numero variabile di sillabe, e in base alle particolare pratica associata si ripete per un numero di volte anch'esso variabile: si può andare dalle centomila ripetizioni del mantra di cento sillabe di Vajrasattva ai cento milioni del mantra di sei sillabe di Cenresig.

Preghiera di guarigione
E' una richiesta rivolta ai Profeti in nome della persona sofferente. Le mani devono essere poste all'altezza della parte sofferente del paziente mentre la preghiera è recitata. Simile ai rituali di Bahishajaguru, Sangye Menla, il Buddha blu della medicina, e quelli d'autoguarigione di Cenresig.

Tempo della purezza
Lungo rituale della durata di un mese durante il quale i Bajoriani s'astengono da tutti i piaceri della vita. Strettamente simile ai riti di purificazione di Cenresig, ma anche ad altri riti praticati da altre religioni (il primo a venirmi in mente è il Ramadan).

Monaci Tibetani Rituale di sepoltura
Il credo Bajoriano afferma che il corpo non è altro che un involucro, una volta che il Pagh l'ha lasciato, e quindi non esistono tradizione elaborate di sepoltura. Solitamente i corpi vengono sepolti in tombe semplici che formano un disegno circolare. In Tibet i cadaveri venivano fatti a pezzi e dati agli avvoltoi, salvo usare delle ossa per confezionare tamburi (calotte craniche), trombe (femori) e rosari (ossa varie).

Festival della gratitudine
E' la festa religiosa più importante dell'anno, durante la quale le persone bruciano Pergamene di Rinnovamento in fuochi cerimoniali che simbolicamente cancellano i problemi scritti sulle pergamente. Ha un corrispettivo sia nel tradizionale Monlam Festival, il grande festival della preghiera che si celebrava a Lhasa, la capitale, dopo il capodanno tibetano, istituito da Lama Tzong Kapa (vissuto nel XIV secolo, riformatore del Buddhismo tibetano, e fondatore della scuola Geluk), sia nel giorno dello stesso Lama Tzong Kapa, celebrato nel venticinquesimo giorno del decimo mese del calendario tibetano e durante il quale s'offrono al Buddha luci in gran quantià, sia nella festa ebraica di Channukkah (letteralmente Dedicazione) che si celebra il 25 di Kislew (novembre/dicembre), in ricordo della consacrazione del tempio di Geursalemme ad opera di Giuda Maccabeo, dopo la profanazione di Antioco Epifane (164 a.C.).

Rituale di nutrimento
Piccola preghiera rivolta ai Profeti prima d'ogni pasto. E' l'offerta dei pasti, ma è diffusa in quasi tutte le tradizioni religiose.

Orecchino
Portare orecchini d'argento è un collegamento diretto alla fede nel Pagh, o forza vitale, che può essere captato dai monaci attraverso l'orecchio. La complessità del disegno dipende dallo stato sociale di chi l'indossa.
E' tradizione che le donne tibetane portino un orecchino all'orecchio sinistro, tanto più complicato quando più elevato è il rango sociale della dama; ricordo d'aver visto una donna che ne indossava uno di corallo lungo circa 15-16 cm: era di una delle prime dieci famiglie della capitale.

Profeti
La forma d'esistenza stessa dei Profeti, o quanto meno delle entità abitanti il tunnel spaziale, è la stesa che possedevano anticamente tutti gli essere senzienti, e che troviamo descritta in un sutra contenuto nel canone Pali (raccolta di testi sacri contenente l'insegnamento del Buddha), l'Agaòòasuttanta (Delle origini della società): una forma di chiara luce, in assenza di concetti quali spazio, tempo, materia.

Cristalli
Non è una similitudine vera e propria, ma il Cristallo Verde lo stesso che fa rivivere a Benjamin Sisko e Jadzia Dax alcuni momenti capitali della loro vita, ha una forma all'incirca a clessidra, simile a quella di un simbolo rituale che in sanscrito prende il nome di Vajra ed in Tibetano di Dorje, e che letteralmente significa fulmine, ma anche diamante. Fulmine come simbolo della rapidità dell'illuminazione, diamante perché questo minerale è il più resistente conosciuto, ed è in grado di recidere qualunque cosa, come le illusioni per esempio.

Storia
Con l'arrivo dei Cardassiani su Bajor, che professavano intenzioni pacifiche d'amicizia e scambio, iniziò un periodo di circa 60 anni d'occupazione militare e schiavitù, anni in cui oltre 10 milioni di Bajoriani furono uccisi. Andandosene, i Cardassiani inquinarono i pozzi e distrussero le case e i templi. Fu il V Dalai Lama del Tibet che, nel XVII secolo, strinse dei rapporti religiosi con gli imperatori Manciù che conquistarono la Cina, instaurando la Dinastia Qing (1664-1911). Il Dalai Lama acconsentì a diventare la guida spirituale dell'imperatore Manciù, ed in cambio ne accettò la protezione. Politicamente, tra il 1720 ed il 1792, quattro Figli del Cielo riuscirono ad esercitare un certo potere politico in Tibet, inviando delle truppe per difendere il Paese delle Nevi dagli invasori.
Dopo diverse traversie storiche, il governo di Pechino continuò a reclamare una qualche autorità sul Tibet, specie per quel che riguarda le relazione estere. Infine, nel 1949, l'esercito di liberazione della repubblica popolare cinese invase il Tibet; a tutt'oggi i Cinesi stanno ancora usando il sistema del genocidio culturale (dei 6267 monasteri più importanti, solo 13 sono stati salvati), vietando l'uso della lingua tibetana fino a pochi anni fa, applicando sistemi come la tortura, l'aborto forzato (è facile risolvere la questione tibetana: basta far smettere di far avere bambini alle donne...), la discriminazione razziale, la detenzione amministrativa.

Fonti:
– per la tradizione Bajoriane ringrazio Talya Mirys (Donatella Battaglia), la cui Home Page ho ampiamente derubato;
– per la tradizione Buddhista: Bhikkhu Bodhi, Il Nobile Ottuplice Sentiero, Promolibri; Mario Piantelli (a c.): Aforismi e discorsi del Buddha, TEA;
– per la questione Tibetana: bollettini dell'associazioni ItaliaTibet; S.S. Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama: La libertà nell'esilio, Frassinelli.