La strada giusta - un racconto di Erika Catelani


"Mammaaaa!" Kira si svegliò con una bella sensazione. Aveva incontrato sua madre, nel sogno, ancora viva. Sua madre si divertiva assieme ad altre persone. Festeggiavano il Peldor. Ricordava perfettamente sua madre che recitava la preghiera e gettava le pergamene nel fuoco.
"Tesra Peldor Impatri Bren
Bentel Vetan Ullon Sten"
Guardava la madre. Lesse nei suoi occhi la speranza per un futuro migliore, almeno per sua figlia. Non aveva mai visto sua madre perdersi d'animo.
Non si ricordava molto di lei. Era morta quando aveva solamente tre anni. Aveva comunque dei bei ricordi su di lei.
Bei ricordi... Kira si mise a sedere sul letto. Era tutta sudata. Prese in mano l'unico ricordo che aveva della madre: una foto assieme a lei. La fissò a lungo. Si alzò ed uscì dall'alloggio, si sentiva soffocare, si sentiva prigioniera in quelle quattro mura che le sembravano piccole e anguste.
Cosa si ricordava della madre? Si ricordava di quando sua madre le dava coraggio nei momenti difficili, quando si lasciava andare e piangeva. In quei momenti sua madre l'abbracciava e la consolava. Si ricordava con chiarezza le parole che le sussurrava nell'orecchio mentre la tranquillizzava. Pensava spesso a quelle parole, l'aiutavano.
"Su piccina mia, non piangere. Abbiamo passato momenti peggiori... C'è gente che soffre più di noi. Noi siamo fortunati ad essere qui. Pensa ai nostri fratelli e alle nostre sorelle che sono coi Cardassiani, loro sì che avrebbero il diritto di piangere, urlare e ribellarsi, ma non lo fanno e sai perchè? Perchè il nostro popolo è un popolo di gente fiera che non si piega alle prime difficoltà. Preferisce combattere e vincere le avversità, anche se sembrano insormontabili. Per il nostro popolo nulla è insormontabile. Adesso sta passando un periodo difficile, ma i Profeti ci proteggono, ci guidano e ci aiutano a non uscire sconfitti dalla terribile prova a cui siamo sottoposti. Tu, mia piccola Nerys, fai parte di questo popolo; e lo so: ne sei fiera. So che se vuoi sei in grado di superare la tristezza e la paura che si annida nel tuo cuoricino. So anche che sei in grado si aiutare coi tuoi sorrisi persone che soffrono e che aspettano un piccolo gesto come un sorriso di una bambina come te per continuare a sperare. Su, piccola mia, ora asciugati le lacrime e fammi vedere che sei fiera di te e del tuo popolo".
Così le diceva sua madre... Poi sua madre era morta, ma lei non aveva pianto. La rabbia che provava era troppa.
Aveva pianto successivamente quando si era resa conto che sua madre non sarebbe tornata mai più. Quando si era resa conto che molte bambine, come lei, avevano perso la madre a causa di quest'assurda ed incomprensibile Occupazione.
Non era l'unica persona cara che aveva perso. Anche Bareil se n'era andato, l'aveva lasciata sola proprio come molto tempo prima aveva fatto sua madre.
Il viso di sua madre e quello di Bareil le apparvero. Sorridevano, era così che le piaceva ricordarli, felici, sorridenti, pieni di vita e di voglia di far del bene.
Entrambi avevano fatto del bene e non solamente a lei, ma a molta gente che aveva bisogo d'aiuto e conforto. Si erano sacrificati a fin di bene, e non si erano mai risparmiati.
Si guardò in giro; la passeggiata era silenziosa. Non c'era nessuno a quell'ora della notte. Tutti erano a letto, tutti tranne lei.
Kira udiva i suoi passi che rimbombavano tutt'intorno. Si fermò nelle vicinanze del bar di Quark. Le sembrava di aver udito qualcosa o era solo la sua immaginazione? Quando voltò l'angolo si trovò faccia a faccia con le persone che aveva amato di più nella sua vita. Erano immobili. Cosa facevano lì? Si avvicinò, ma le immagini scomparvero. Non c'era nessuno. Era sola. Quelle due persone che aveva visto erano frutto della sua fantasia? Non era possibile; era più che certa che Bareil e sua madre fossero lì con lei. Volevano forse darle un messaggio, un avvertimento? Stava forse per succedere qualcosa che avrebbe nuovamente sconvolto la sua vita? Come desiderava aver di nuovo la possibilità di rivederli, di parlare con loro. Ma cosa avrebbe detto? Non sapeva da che parte cominciare. Cosa avrebbe raccontato o chiesto a sua madre, ed a Bareil?
Era molto arrabbiata con loro, ma non voleva ammetterlo, almeno con sè stessa. Era arrabbiata. A cosa serviva essere arrabbiata? Se lo chiese, se lo chiedeva da tempo, ma non aveva ancora trovato una risposta, una risposta soddisfacente. Si rese conto che in realtà non era arrabbiata con loro, ma con sè stessa. Già, con sè stessa. Erano stati gli unici momenti in cui aveva avuto delle debolezze, gli unici momenti in cui aveva pianto. Sentiva che in quei momenti non era la persona che aveva promesso di essere a sua madre sul letto di morte. Aveva paura di averla delusa e di aver deluso il suo amato Bareil.
Si ricordò gli ultimi momenti di vita del suo amore. La promessa... la promessa che aveva fatto le ronzava nella mente. Nessuno, tranne Bareil e lei, l'aveva udita. E ora che faceva, la spezzava? No, non poteva. Lei non aveva mai mancato ad una promessa fatta. Doveva farsi forza, anche se in alcune occasioni avrebbe voluto lasciarsi andare... Doveva continuare per la sua strada, senza mai perdersi d'animo e senza tentennamenti. Sapeva che ciò che si prometteva non era facile da mantenere, ma non poteva tradire tutto ciò in cui credeva. Tutto ciò in cui credeva... Nella sua vita era difficile che qualcuno trovasse quello in cui credeva lei. Amore, pace, sicurezza di un futuro brillante e sicuro. Mentre pensava a questo, osservava dall'oblò Bajor, il pianeta che aveva difeso con ogni sua forza, senza arrendersi mai.
Bajor era lì fiero... Fiero di tutti quelli che si erano sacrificati o si stavano sacrificando per la sua vita e per la vita dei suoi abitanti. I soli sorgevano proprio in quel momento. Non era la prima volta che vedeva uno spettacolo del genere, ma questa volta, le si scaldò il cuore.
Era sicura di aver trovato la soluzione ai suoi problemi... Ma sarà quella giusta?
"I Profeti guidano il mio cammino e sono sicura che mi indicheranno la strada giusta" disse tra sè.