Ricostruiamo insieme...? - un articolo di Talya Mirys


E' innegabile che Bajor sia uscito distrutto dal lungo periodo di occupazione Cardassiana. Oltre dieci milioni di Bajoriani morti, e durante la Ritirata case e templi abbattuti, l'acquedotto distrutto, la terra avvelenata. L'ultimo schiaffo, l'ultimo affronto.
Ora Bajor è libero, ma come la Fenice deve risorgere dalle proprie ceneri, deve trovare dentro di sé la forza per risollevarsi e ricominciare. Questo progetto così importante richiede naturalmente la collaborazione di tutti i Bajoriani.
In questo contesto, non si spiega l'atteggiamento assunto da un personaggio: Mullibok.

Mullibok abitava da quarant'anni su Jèraddo, la quinta luna di Bajor. Questo planetoide di classe M poteva divenire una importante fonte di energia per Bajor; lo scotto da pagare era l'evacuazione della luna. Nel 2369 venne dato il via ai lavori di estrazione, che però non poterono iniziare a causa di Mullibok, che si rifiutava di lasciare la sua casa su Jèraddo. Era sua ferma convinzione di non arrendersi, di non avere altra scelta che quella di rimanere lì dov'era la sua casa, fino a che questa ci fosse stata. Era disposto anche a morire. Per una casa avrebbe dato tutto. Ma non per aiutare il suo pianeta.
Ora, perché un uomo consapevole dei problemi avuti dal suo pianeta a causa dell'Occupazione, consapevole altresì del fatto che l'estrazione del nocciolo era necessaria per la vita su Bajor, deve bloccare i lavori che porteranno beneficio a milioni di persone? Lui stesso dice che dei Bajoriani non gli importa nulla, che non ha sensi di colpa per ciò che sta facendo. Dove era il problema nel rientrare sul suo pianeta e aiutare nella ricostruzione? Certamente rinunciare alla propria casa non farebbe piacere a nessuno, e sebbene per certi versi il suo comportamento potrebbe essere facilmente comprensibile, in questo caso era in gioco molto di più. Si tratta di puro egoismo o c'è dietro qualcos'altro? La sua reazione potrebbe essere trattata a livello puramente psicologico.
Analizzando la sua vita troviamo i soprusi subiti dai Cardassiani, l'internamento in un campo di lavoro, la fuga. Analizzando poi il punto centrale del suo rifiuto, la sua casa, si può supporre che essa potrebbe essere diventata per lui una sorta di "recinto", la sua protezione, a tal punto da non poter nemmeno pensare di poter vivere lontano da essa. Si è venuta cioè a creare una sorta di dipendenza "fisica".


La casa potrebbe avere sostituito qualcosa o qualcuno. Potrebbe essere una sorta di "bunker" contro i ricordi dolorosi. Potrebbe dargli la forza, il sostegno, la sicurezza per vivere. E solo "quella" casa ha questo potere. A Mullibok infatti non importa nulla della casa che gli viene offerta su Bajor. Quella casa gli ha dato la tranquillità, lo ha liberato dai nemici, lo ha protetto "come una madre". Al contrario probabilmente il pianeta gli causerebbe una serie di ricordi che lui ritiene di non poter gestire, ricordi che lo schiaccerebbero, e quindi Jèraddo è diventata una specie di oasi che lo protegge da tutto e da tutti.


Alla fine, Kira costringe Mullibok ad abbandonare la luna nell'unico modo possibile, incendiando la sua casa. Qui accade però una cosa curiosa. Mullibok potrebbe agevolmente fermare Kira, rimandando (anche se di poco) l'inevitabile, ma non lo fa, non muove un dito per impedirle di distruggere la sua casa. Eppure, ci si sarebbe aspettato da lui uno slancio per impedire qualsiasi danno. Perché allora? Alla fine è come se Mullibok si trovasse ad un bivio: da una parte c'è un uomo schiacciato dalla paura, dall'altra un pianeta che non può e non vuole fossilizzarsi nei ricordi. Forse un generoso ripensamento dell'ultimo minuto... forse l'accettazione dell'impossibilità di poterla avere vinta... forse la consapevolezza che non avrebbe vissuto a lungo lontano da Jèraddo.
E sarebbe stato, comunque, libero.


Fonti: episodio di DS9: Progress.