Nei racconti degli stranieri i bajoriani vengono spesso descritti come fanatici
religiosi o reduci della resistenza; queste etichette, pur attingendo a fatti
concreti, riducono però i bajoriani ad uno stereotipo che non tiene affatto conto
della realtà e sminuiscono una delle attività più importati del pianeta:
l’agricoltura.
La maggior parte della società bajoriana è infatti composta da larghe comunità
agricole e i Bajoriani sono da secoli principalmente agricoltori.
La vita dei contadini bajoriani è semplice, ma dura. I continenti abitabili su
Bajor sono divisi in molte province e la geologia e il clima variano
drasticamente da una provincia all’altra. Molte province poi sono montagnose o
collinari e quindi difficili da coltivare su larga scala. Quindi nonostante la
maggior parte dei bajoriani siano agricoltori, in realtà le aeree realmente
coltivabili occupano una percentuale minima della superficie del pianeta.
Anche Jeraddo, la quinta luna di Bajor è stata per lungo tempo terreno
agricolo, fino a quando un progetto energetico planetario non ha distrutto
questo fertile insediamento.
Come tutti i bajoriani anche gli agricoltori sono profondamente spirituali e
trovano conforto nella religione. Indossano abiti semplici, grossolani, ma molto
resistenti, solitamente colorati nei toni scuri della terra. Amano la vita semplice
e tranquilla. Nelle loro case hanno pochi comforts.
Le case sono relativamente piccole e funzionali di solito situate in prossimità
dei campi in cui lavorano e vicino ad una fonte naturale d’acqua. Per cucinare e
illuminare la casa utilizzano piccoli generatori.
Gli agricoltori Bajoriani vivono lontani gli uni dagli altri anche svariati
chilometri, ma sono sempre disponibili a darsi una mano l’un l’altro perché
sono animati da un forte senso della comunità.
La maggior parte del lavoro viene effettuata con i metodi tradizionali, a mano,
da agricoltori singoli o da famiglie. Le coltivazioni intensive sono pochissime,
come anche le coltivazioni meccanizzate. I Bajoriani infatti preferiscono uno
stile di vita in armonia con la natura e questo a discapito delle tecnologie
moderne.
Gli agricoltori bajoriani producono elevate quantità di cereali come il botan, la
moreka e il salam grass. Questi cereali e costituiscono la maggior parte della
dieta standard bajoriana e ne sono alla base. Sono anche commercialmente
molto richiesti vengono infatti esportati da molti anni, anche prima
dell’occupazione e soprattutto adesso sono diventati una risorsa economica
vitale per il pianeta.
Al ritorno a casa dopo la fine della distruttiva occupazione cardassiana molti
contadini, combattenti della resistenza, hanno dovuto affrontare la
devastazione delle loro terre ad opera dei loro nemici.
Durante i 40 anni di occupazione, il suolo bajoriano ha infatti sofferto
dell’intensa attività di scavo delle miniere, con conseguente riduzione delle
risorse naturali disponibili e in ultimo dell’avvelenamento del terreno, operato
dai cardassiani prima di lasciare definitivamente il pianeta. Questo metodo di
devastazione del suolo è stato perpetrato sistematicamente dalle forze
cardassiane in tutte le provincie bajoriane come gesto di sfregio, ultimo
deprecabile atto prima del forzato ritiro del loro esercito.
Prima dell’occupazione la provincia più produttiva dal punto di vista agricolo
era la provincia di Rekantha un area ricca e fertile nella quale era situata una
grande comunità agricola. Attualmente il suolo di questa provincia è
avvelenato, la terra è diventata di un inquietante color rossobruno e solo gli
arbusti più tenaci crescono qui.
Per tutti questi motivi il recupero del suolo è uno dei problemi di primaria
importanza che il Governo Bajoriano sta affrontando.
Il ministro Bajoriano dell’agricoltura ha iniziato il suo mandato con la direttiva
precisa di riparare ai danni. Dopo tre anni di intensa ricerca, il ministero
dell’agricoltura, incalzato dagli agricoltori impazienti e pieni di speranza, ha
sviluppato finalmente dei dispositivi piccoli e portatili chiamati reclamatori del
suolo.
Questi sofisticatissimi congegni sono in grado di rimuovere il veleno e di
disintossicare il suolo rendendolo di nuovo fertile. Sperimentati inizialmente
nella provincia di Dakhur, dove si era stimato ci sarebbero voluti sei mesi per
bonificare il terreno, questi dispositivi hanno dati risultati insperati riducendo i
tempi di rifertilizzazione a soli due mesi.
La disponibilità di questi dispositivi è stata per lungo tempo limitata e per
supplire ai bisogni della popolazione Bajor ha dovuto ricorrere ad aiuti esterni e
all’uso dei replicatori.
Grazie a questa invenzione, per la gioia degli agricoltori e della popolazione
affamata, Bajor è tornato ad essere un pianeta autosufficiente dal punto di
vista alimentare, con una produzione di cereali adeguata ai bisogni della
popolazione e sufficiente anche per l’esportazione.